viaggio e cambiamento

MY LISBON STORY

Nei giorni scorsi mi sono imbattuta in un articolo su Lisbona. Mentre lo leggevo sono stata attraversata da un pensiero che non avevo mai fatto, da una considerazione sulla quale inspiegabilmente non mi ero mai soffermata.

Sono stata a Lisbona una sola volta, cinque giorni nel mese di marzo, eppure quello che non avevo mai messo a fuoco è che quella breve vacanza ha rappresentato uno spartiacque nella mia vita, è stata il filo di lama che ha tagliato in due la mia esistenza da adulta: da un lato la giovinezza, dall’altra la maturità. Ecco se dovessi individuare un punto della mia vita che ha segnato un cambio di passo, una linea di separazione tra il prima e il dopo, io indicherei quel viaggio a Lisbona.

Era il 2011 e avevo lasciato il mio lavoro da libera professionista (che di libero aveva ben poco) per diventare dipendente a tutti gli effetti. Era stata una scelta poco pensata che aveva bisogno di essere elaborata.

Avevo una settimana di pausa tra il vecchio e il nuovo lavoro e avevo deciso di prendermi qualche giorno per metabolizzare quella decisione apparentemente improvvisa.

Nel giro di pochi giorni avevo prenotato il volo. Cosa piuttosto insolita per me che ho la tendenza a programmare le mete e ad organizzare i viaggi con largo anticipo. Eppure qualcosa dentro di me premeva per partire.

Di Lisbona ricordo la luce, quel bagliore spesso e denso che arriva dall’oceano e si insinua nei vicoli dell’Alfama come nelle crepe dell’anima, la personalità originale di una città che sa fondere il moderno con l’antico per dare vita ad in un insieme armonico, nel quale i contrasti sono ricchezza e non privazione, e quel desiderio che avevo di uscire dal bozzolo e diventare farfalla.

Prima di partire per Lisbona vivevo da sola, uscivo la sera con gli amici, andavo al cinema, mangiavo sul divano quando avevo fame e senza cucinare, seguivo corsi che mia madre riteneva inutili (di scrittura creativa, di recitazione, di acquerello) e facevo lunghe sessioni di autocoscienza al telefono con le amiche. Nel week end facevo la pendolare dell’amore tra Milano e Torino.

Vivevo una vita libera che aveva confini certi ma anche ampi spazi di manovra. Delle mie scelte rispondevo solo a me stessa, ero il mio unico referente. Praticavo un’indipendenza selvatica che talvolta sconfinava nell’egocentrismo, mi compiacevo della mia rinnovata autonomia che ostentavo come un trofeo e mi crogiolavo nei miei spazi come una gatta che marca il proprio territorio. Avevo tempo da sprecare e passioni da coltivare, ma anche momenti di solitudine, malinconie appiccicose e un intermittente senso di incompletezza che mi tirava per la giacchetta e mi ricordava che mancava qualcosa.

Poi c’è stata la vacanza a Lisbona e piano piano, ma inesorabilmente le cene sul divano sono diventati quotidiani tête-à-tête con la tavola apparecchiata ai quali ben presto si è aggiunto un seggiolone, e poi un altro. Ho iniziato ad assumermi responsabilità, a condividere spazi prima esclusivi, a dimenticarmi di me, ad avere ritmi che non sempre mi appartengono, a provare la stanchezza, quella vera, ma anche a sentire che un vuoto si chiudeva.

A volte mi dico che anche senza il viaggio a Lisbona avrei cominciato a convivere con il Torinese, avrei deciso di fare un figlio e poi un altro, e si sarebbe verificato quel susseguirsi di eventi che oggi mi hanno portata a vivere un’esistenza complicata, ma piena. Eppure, guarda caso, gli eventi hanno iniziato a cambiare forma proprio a partire da quel viaggio.

Sono da sempre convinta che i cambiamenti non arrivino mai per caso, che anche quando sembrano improvvisi siano solo la conseguenza di un percorso ragionato, ma a volte affinchè il meccanismo si metta in moto è necessaria una piega nella routine di ogni giorno, una piccola incrinatura nel fluire della quotidianità.

Perché a volte il cambiamento per insediarsi ha bisogno che gli venga indicato il passaggio nel quale intrufolarsi, il varco nel quale insinuarsi. E allora l’apertura può essere una camminata illuminante, un incontro rivelatore o una partenza improvvisa. Nel mio caso è stato un viaggio a Lisbona, la città di quel sentimento misto tra passato e presente che non evoca solo la nostalgia ma anche la speranza nel futuro che verrà.

 


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Comments

5 risposte a “MY LISBON STORY”

  1. Avatar silvia

    Lisbona sarà comunque una città importante per te sicuramente—-io non ci sono mai stata e mi piacerebbe tanto visitarla chissà magari quando nascerà il piccoletto…
    i cambiamenti fanno parte della vita è giusto che ci siano e secondo me siamo proprio noi gli artefici di questi cambiamenti. Condivido nulla avviene per caso
    a presto
    Baci Silvia

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  2. Avatar blogcambiopasso

    ciao Silvia, so che per te sta arrivando un piccolo grande cambiamento, vedrai ,sarà bellissimo. ancora un grande in bocca a lupo!

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  3. Avatar massimolegnani

    Penso sia stata un’influenza reciproca tra te e Lisbona: sei andata in quella citta’ con modalita’ diverse dalle tue solite, a quel che dici, e lei ti fatto da specchio all’anima e da cassa di risonanza a idee di cambiamento.
    ml

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    1. Avatar blogcambiopasso

      Perchè no, Massimo, si può dare anche questa chiave di lettura.

      "Mi piace"

  4. […] Quando ero single il risveglio infrasettimanale era un momento della giornata se non piacevole, tutto sommato abbordabile. La sveglia suonava alle 8.00 e io avevo il tempo di stare ancora cinque minuti sotto le lenzuola a godermi il tepore soffice del letto e ad allenare gli occhi alla luce del giorno. […]

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