Anche prima di aprirne uno tutto mio, frequentavo l’universo dei blog, seguivo solo qualche blogger tra quelle più famose. Buona proprietà di linguaggio, contenuti interessanti e scelte stilistiche ben definite. Pensavo che fosse la crème ad emergere e che il resto fosse di bassa qualità. Mi sbagliavo terribilmente.
Da quando sono su WordPress mi si è parato di fronte un universo vastissimo, vivace e molto operoso. Nel mare magnum della blogosfera ho scovato vari siti ben scritti, con contenuti originali e talvolta coraggiosi. Così ho iniziato a frequentarne alcuni con una certa assiduità.
Col tempo ho addirittura fatto una mia classifica personale, che pur essendo in continua evoluzione, prevede solo sette posizioni. Inizialmente era tutta al femminile. Ho sempre avuto una predilezione per le scrittrici donne, anche nei libri. Ultimamente però ai primi posti, svetta un uomo ironico, sensibile a tratti spietato. Ci sono un po’ di mamme, che sono molto prolifiche anche in termini di post, oltre che di figli e c’è anche qualche single, ma giusto per tenermi aggiornata su una condizione che ho frequentato a lungo.
Mi sono affezionata ai loro racconti, alla loro prospettiva sul mondo, al modo che hanno di ritagliare scampoli di vita. E mi sono nate alcune curiosità sul rapporto che hanno instaurato con la loro creatura virtuale.
Mi sono chiesta se hanno un lavoro che li appassiona e li stimola, che li fa uscire di casa la mattina con entusiasmo, anche di lunedì, o se è dal blog che traggono linfa vitale, gratificazione personale e chissà, forse per qualcuno, anche speranze di riscatto.
A che livello hanno fissato l’asticella della riservatezza e il limite degli sconfinamenti nella vita personale. Quanto di sé hanno deciso di dare in pasto al web e se lo considerano una sorta di patto con il diavolo. Perché questo è un mondo che chiede di pagare un dazio o di fare un sacrificio in termini di privacy, in cambio di un minimo di visibilità.
Se pensano che l’anonimato consenta maggiore genuinità e più spregiudicatezza o se si sentono a loro agio a raccontare episodi di sé o pezzi della loro vita pur svelando la propria identità.
Se vivono un equilibrio precario tra il desiderio di crederci veramente, la necessità di contenere la propria passione nella sfera dello svago e l’istinto di chiudere tutto e tanti saluti.
Quanto sono attenti alle statistiche delle visite e che valore danno ai like e ai commenti . Oppure se, ad un certo punto, l’unica cosa che conta è scrivere e ‘fanculo a SEO, parole chiave, link esterni, link interni, guest post e compagnia cantante.
Mi piacerebbe sapere se scrivono di notte o di giorno, seduti o sdraiati con i bambini intorno o in solitudine. Dove cercano l’ispirazione per un nuovo post, se sotto la doccia, la pioggia o in un luogo dell’anima e se hanno paura che un giorno si sveglieranno e non la troveranno più.
Mi incuriosiscono le mamme, mi piacerebbe sapere quando trovano il tempo per scrivere, se lo fanno mentre i bambini dormono o sono a scuola e, se così non è, se hanno l’impressione di rubare tempo alle loro creature in carne e ossa. So che alcune di loro hanno un lavoro e più di un figlio e che in un giorno ci sono solo 24 ore.
Mi sono anche chiesta se, quando scoprono un blog o un post scritto bene, rosicano o fanno il tifo. Perché talvolta la differenza tra l’una e l’altra posizione corre su un filo.
Se è vero che hanno tutti il desiderio, più o meno nascosto, di pubblicare un libro.
Se anche loro hanno una classifica personale.
“Le vite degli altri” è un film tedesco del 2006 che vi consiglio di vedere perché, oltre a porsi delle domande, dà anche qualche risposta, le vite degli altri blogger, invece, sono solo una mia sciocca curiosità e probabilmente le mie domande su di loro resteranno senza risposta, come, del resto, è giusto che sia.
Rispondi a unamammazen Cancella risposta