Vorrei svegliarmi la mattina e preparare la colazione per tutta la famiglia. Montare il latte per il cappuccino, che la macchina per il caffè l’ho presa solo per quello, perché per il resto fa un pessimo caffè, che è pure freddo. Vorrei scaldare i croissant nel forno, leggere il giornale, almeno una pagina, almeno una buona notizia.
Vorrei accompagnare i bambini all’asilo a piedi. Quando piove vorrei mettermi un paio di stivaletti di gomma, come quelli che piacciono tanto alla grande e giocare con lei a saltare nelle pozzanghere fino a bagnarci i cappotti. Vorrei dire al piccolo che se vuole possiamo stare a casa anche se non è il suo compleanno. Che in questo periodo ad ogni risveglio mi chiede: “oggi pleanno viene a cagia notla?” come se fosse un amico, come se fosse Babbo Natale.
Quando usciamo di casa di solito corrono nel giardino per raccogliere le margherite, nel nostro fioriscono anche in inverno. Vorrei smetterla di urlare “sbrigatevi!” e iniziare a dire “fate con calma, prendetene una per ogni compagno e cercate un quadrifoglio per le maestre”.
Vorrei avere il tempo di prendere il caffè con quella mamma che mi piace tanto, che sorride sempre anche se nasconde una pena segreta. Vorrei dirle che andrà tutto bene e che la vita ha un sapore più intenso dopo che ha smesso di farci paura.
Vorrei tornare a casa e scrivere. Vorrei sedermi ad aspettare che sia l’ispirazione a venire da me e smettere di andare cercarla come un fungo porcino nel bosco. Perché se è vero che in amor vince chi fugge è anche vero che potrebbe smetterla di tirarsela e venirmi a trovare un po’ più spesso, che io di correre dietro alla gente ho perso ogni voglia.
Vorrei scrivere un post in ogni giorno dispari e in quelli pari vorrei provare a buttar giù un racconto o magari l’incipit di un romanzo, che i sogni ogni tanto bisogna tirarli fuori dal cassetto, altrimenti finisce che li mangiano le tarme.
Vorrei pranzare con un’amica ogni giorno diversa. Con una parlerei di questo Paese che sta annegando e dei nostri politici che lo lasciano andare a fondo, mentre litigano sul colore del salvagente. Con l’altra parlerei degli uomini come fanno le ragazze di “Sex and the city”, perché le donne che parlano solo dei figli sono più noiose di “Ritorno a Cold Mountain”. Con l’altra ancora del colore della tinta, che mi sono stancata di questo castano chiaro dorato, che di dorato vorrei solo il futuro o magari un regalo.
Vorrei passare in libreria a comprare un libro che profumi di carta, che per il kindle sono troppo all’antica, vorrei leggerlo dopo pranzo, e poi addormentarmi un pochino, che il sonnellino postprandiale dovrebbe essere inserito nella carta dei diritti dell’uomo tra il diritto al riposo e quello allo svago.
Vorrei andare a prendere i bimbi all’asilo ogni giorno e non solo il venerdì pomeriggio. Vorrei portarli al parco nelle giornate di sole e fare con loro i biscotti in quelle di pioggia. E nei giorni di vento vorrei fargli fare qualcosa di insolito e magari un po’ pazzo che il vento agita le foglie, ma anche i pensieri.
Vorrei preparare la zuppa di pesce al Torinese, che gli piace tanto e non gliela faccio mai, che a pulire lo scorfano ci vuole tempo ma anche coraggio. Vorrei due bicchieri di vino bianco fruttato da bere al suo ritorno come condimento alle chiacchiere della serata.
Vorrei vedere un film tutto intero, senza dover cercare il finale su Wikipedia, il giorno dopo.
Nei giorni che vorrei c’è tempo per spolverare i sogni, ci sono storie da inventare e calici di vino per brindare, nella vita reale ci sono incastri da combinare, orari da rispettare, piaceri da rimandare.
Nei giorni che vorrei c’è tempo da sprecare, nella vita reale ci sono istanti da ritagliare.
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