E’ un periodo in cui mi guardo intorno e mi sembra che, in rete, abbiano tutti delle vite interessantissime.
Lo so, i social, spesso, sono uno specchio per le allodole. Una vetrina in cui si espongono i pezzi migliori, un po’ come la frutta al mercato. Spesso le mele più rosse, le arance più succose fanno bella mostra di sé nelle bancarelle come i successi sulle bacheche di Facebook. Nascoste dietro al banco e agli “stati” dei social, stanno le mele bacate che il negoziante ti rifila di nascosto, come fa la vita con le delusioni.
Eppure vedo blogger che sfondano o che pubblicano libri, altre che riescono a trasformare le proprie passioni in un lavoro, donne che fanno mestieri che amano alla follia, altre ancora che riescono a dare forma al piano B.
“Sono mosche bianche” dice il mio collega ricordandomi che c’è chi lavora in miniera. “Per migliorarti devi sempre guardare a chi fa meglio di te” diceva mia madre quando, per giustificarmi di un voto mediocre a scuola, indicavo compagni che avevano fatto peggio. “Siamo sempre e solo di dove vogliamo essere, il resto è semplice geografia della scusa” sostiene Camilla, la blogger di Zelda was a writer.
Ognuno ha la sua teoria, ognuno porta avanti il proprio punto di vista. In parte hanno tutti ragione, fatto sta che per me raggiungere un obiettivo è sempre stata un’impresa piuttosto complessa.
Io sono una fuoriclasse dell’ideazione, un’acrobata del sogno, una campionessa del desiderio. Le ambizioni sono la mia specialità, raggiungo vette altissime. Credo sia tutto merito, o colpa, del segno zodiacale. Pare che il cancro conferisca un’immaginazione sfrenata ai nati sotto il suo segno.
Poi però mi perdo per strada. Vorrei essere intraprendente come Topolino, ma sono pragmatica come Paperino. Per tornare ad eccellere, per poter di nuovo andare a punti e salire sul podio devo attendere la fase delle scuse, quella nella quale inciampo tra il momento della progettazione e quello della messa in opera. Ecco che lì torno a raggiungere dei notevoli primati.
Non ho tempo, ho fatto scelte sbagliate negli snodi chiave della mia vita, non sono abbastanza talentuosa, non ce la farò mai … fermatemi perché posso continuare fino a domani.
Eppure sono una sgobbona, una che il culo se lo è sempre fatto, negli studi, sul lavoro e nella vita in generale. Consumo un sacco di energie, nelle direzioni sbagliate evidentemente. Sono un criceto sulla ruota.
In realtà mi sono da poco resa conto che ho due insegnanti in casa da cui devo imparare molto. I miei figli, come tutti i bambini, sono molto determinati nel raggiungere i loro piccoli obiettivi.
Entrambi lottano come tigri per soddisfare le loro necessità, protestano, urlano, si arrabbiano e si offendono a morte se cerchi, per questioni pedagogiche, di ostacolarli.
Questa settimana sono in castigo. Sabato ne hanno combinata una delle loro e perciò, col Torinese, abbiamo deciso di astenerci dal dispensare, per una intera settimana, la caramella che concediamo loro dopo cena.
Da quando li abbiamo messi in punizione, non c’è stata sera in cui non ce l’abbiano chiesta. Perché i bambini sanno chiedere, senza paura né ritegno. Hanno tentato di impietosirci con vocine querule e faccette angeliche. Hanno pianto disperati, inscenando il loro piccolo dramma. Li abbiamo persino trovati arrampicati su una sedia vicino al mobile in cui custodiamo la scatola delle caramelle. Evidentemente avevano messo a punto un piano preciso, che noi abbiamo puntualmente smontato.
Poi ieri mentre sprimacciavo il divano del soggiorno ho spostato un cuscino: dietro, accartocciate ed appiccicose, ho trovato le carte di due caramelle.
Come si realizzano i sogni e come si raggiungono gli obiettivi non l’ho mai capito, ma, adesso che ci penso, potrei impararlo dai miei bambini.
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