Le nostre vacanze a Lanzarote non sono state accompagnate dai favori del clima che solitamente caratterizza l’arcipelago delle Canarie. Le isole dell’eterna primavera ci hanno riservato, per la gran parte delle nostre ferie, un cielo cupo coperto da un tappeto di nuvole grigie e un costante vento freddo dal quale abbiamo faticato a ripararci con l’unica maglia a maniche lunghe che da mamma poco previdente e molto ottimista ho infilato all’ultimo momento in valigia.
“Una sequenza di giorni così nuvolosi è veramente eccezionale qui da noi” sostenevano stupiti gli isolani. Ecco, evidentemente quel burlone del maltempo aspettava noi. Che caro!
Anche l’oceano, già solitamente più freddo del nostro Mediterraneo si presentava con un aspetto poco rassicurante e con un’acqua gelida e per nulla invitante. O almeno così credevo prima di essere clamorosamente smentita da mia figlia grande.
Appena arrivavamo in spiaggia si infilava i braccioli, e incurante del vento gelido si gettava fra le fredde onde dell’oceano come fossero le calde acque di un mare tropicale.
Avanzava con falcata decisa senza tornare sui suoi passi neppure dopo aver testato la temperatura dell’acqua. Solo al momento di immergere l’ombelico veniva colta da una breve esitazione che vinceva subito con un tuffo deciso e definitivo dentro a quella vastità azzurrina. Poi nuotava sorridente e soddisfatta come in una piscina riscaldata.
Io con l’acqua non ho mai avuto lo stesso slancio. Da piccola mi faceva paura e non mi avventuravo oltre il bagnasciuga. Ma anche quando ho imparato a nuotare sono sempre entrata nel mare con prudenza e cautela, immergendo gradualmente un centimetro di pelle dopo l’altro.
D’altro canto è la stessa tecnica che adotto anche nella vita: non amo gli strappi, avanzo circospetta e prima di lanciarmi valuto con attenzione pro e contro e se le acque del destino mi sembrano fredde o torbide preferisco lasciarmi la possibilità di tornare indietro. In altre parole sono un po’ cagasotto.
Forse anche per questo mi piacerebbe che mia figlia entrasse nella vita con la stessa disinvoltura con cui si tuffa nel mare, con lo stesso incosciente entusiasmo, con la stessa espressione curiosa e felice. Vorrei che mantenesse il passo deciso anche quando il cielo si farà cupo e l’acqua fredda e che vincesse i suoi dubbi e le sue esitazioni con lo scatto deciso che ha quando si tuffa nel mare. Vorrei per lei quello stesso coraggio.
A questo pensavo oggi mentre la guardavo nuotare. Poi finito il bagno è uscita dall’acqua un po’ infreddolita e mi è mi è corsa incontro tremante, i denti che battevano e una goccia appesa al naso. L’ho avvolta in un accappatoio e l’ho stretta forte. E allora ho pensato che non so quale sarà il suo stile nella vita, se l’affronterà con entusiasmo e senza paura o se avrà una cifra stilistica più incerta e titubante. E forse non ha importanza, ciò che conta è che lo farà a modo suo.
Quello che so per certo è che io sarò sempre lì ad aspettare fuori dalle sue incursioni in acqua come nella vita, ad avvolgerla in un abbraccio se mi dirà che sente freddo.
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