Il Torinese è un uomo mediamente disordinato, oltre che piuttosto maldestro. Si toglie gli indumenti e li abbandona rovesciati al contrario sul letto, lascia oggetti vari sparsi in giro per casa e quando esce da una stanza di solito non spegne la luce. Io a dirla tutta non mi scompongo più di tanto perché condivido con lui lo stesso difetto.
Quello che invece mi lascia basita è che l’incuria che lo contraddistingue svanisce d’incanto tutte le mattine, quando insieme alla sua sventurata compagna, inizia a rifare il letto. Ecco allora che un insospettabile lato pignolo, fino a quel momento rimasto sepolto da una coltre di calzini spaiati e maglie rovesciate, prorompe in tutta la sua pedanteria.
Nel compiere tale complessa operazione ha in testa un rituale ben preciso che mette in atto con una cura tanto meticolosa quanto inquietante.
Il lenzuolo di sotto deve essere liscio come una pianella senza pieghe né avallamenti e perfettamente ripulito da capelli, peli e materiale organico vario. Quello di sopra deve essere centrato in modo che i lembi ai lati del letto siano esattamente simmetrici.
Quando passa alla coltre di lana segue regole misteriose e imperscrutabili. Se io la tiro su, lui la tira giù e vice versa, se io la rabbocco dal mio lato lui la tende dal suo, in un braccio di ferro che, se non desistessi, si protrarrebbe all’infinito. Sia chiaro che cedo solo perché di solito sono le sette e mezza di mattina e a una certa devo andare al lavoro.
In ogni caso temo che se uno psicologo analizzasse le dinamiche di coppia da come rifacciamo il letto si farebbe l’idea di un rapporto ormai alla frutta.
Ma la parte migliore la dà quando dobbiamo sistemare la trapunta perché lì riesce a litigare anche con se stesso, oltre che con la coperta. La prende dal fondo, povera bestia, e con vigorosi strattoni la tira prima verso il basso, poi verso l’alto, quindi retrocede e la fissa da lontano come un quadro in prospettiva. Poi torna ad accanirsi sulla sventurata.
Nel compiere tali operazioni impartisce ordini come un tenente dell’esercito alla sua truppa (io) che dopo aver opposto una stregua resistenza, ha deciso di sottomettersi, seppur con una certa riluttanza, alla sua mattiniera perversione pur di evitare battibecchi ad un orario in cui fatica persino a ricordare quanti figli ha partorito.
Non è chiaro da dove gli arrivi tutta questa solerzia dato che non ha fatto neppure il militare ed è altresì incomprensibile perché le sue manie di perfezione si riversino sul talamo nuziale, ma è pur vero che lì si esauriscono del tutto. Poi finita l’ incombenza il Gollum che c’è in lui si ritrasforma in Smeagol, dottor Jekill torna in mister Hyde e io riprendo ad inciampare nelle sue scarpe e a spegnere le luci in tutta la casa.
Ciascuno di noi ha delle peculiarità che tiene per sé. Forse non una personalità a tutto tondo, ma un aspetto del carattere che non ama mostrare agli altri. Qualcuno lo nasconde per pudore, qualcun altro per riservatezza, altri ancora per semplice timidezza. Ma poiché l’occasione fa l’uomo ladro, a volte questo aspetto sfugge al nostro controllo e si mostra al pubblico nella sua pienezza. Il pretesto può essere una stanchezza estrema, uno spavento improvviso, un calo di attenzione dei mezzi di difesa.
Al torinese basta molto meno. A lui basta rifare il letto.
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