C’è una data fissata per il vaccino. Un numero che segna una fine e un inizio, allo stesso tempo.
Si dissolve un incubo e si ricomincia a vivere.
Eppure devo dire che questo anno e mezzo, che ci ha messi tutti tra parentesi, per quanto mi riguarda non è stato solo attimi di paura e sconforto. Perchè, se la devo dire tutta. è stato anche un periodo di rinascita.
A dire il vero è arrivato in un momento in cui sentivo il bisogno di una pausa, in cui avevo la necessità di staccare la spina dal ripetersi faticoso e monotono dei giorni casa-ufficio-bambini. Mi serviva un approdo, un’isoletta su cui fermarmi a riposare e a recuperare energie. Forse mi portavo ancora addosso la stanchezza dei primi anni di vita dei miei figli.
E questo periodo, per altri purtroppo estremamente drammatico, mi ha dato la possibilità, grazie soprattutto al lavoro da casa, di vivere ad un ritmo più rallentato e ha migliorato la qualità dei miei giorni. Ma soprattutto mi ha regalato più tempo e più energia mentale per occuparmi di me e delle persone che mi stanno vicine.
E adesso che la mia vita si sta rimettendo in moto, che riprende il suo spazio nel mondo là fuori, accolgo con entusiasmo il suo ritorno. E non solo perchè mi sento più carica di energie, ma anche perchè ritorna più piacevole e facile di prima.
Perchè non è vero che si è fermata, ma ha continuato ad andare avanti e questa volta ha lavorato per me, consentendomi di ripartire con uno sfondo più bello alle spalle. Dopo avermi cullata, mi riporta nel mondo con la possibilità di lavorare da casa un paio di giorni a settimana, con un lavoro più interessante e con due figli più grandi e autonomi di prima.
Mi sembra quasi di essere riuscita ad ammansirla, a renderla più comoda e docile. Più alla mia portata. O forse, questo periodo di tregua mi ha consegnato solo un’altra chiave di lettura.
Ho sempre pensato che se vuoi qualcosa ti devi rimboccare le maniche e lavorare duro per ottenerla. Che se vuoi raccogliere i frutti, prima devi zappare, lavorare la terra e seminare. Che ci sia il sole o la pioggia. E che alla fine otterrai quello per cui avevi sudato tanto, in una sorta di elementare meccanismo causa – effetto.
Lo penso tutt’ora, ma in termini un po’ diversi. Quello che non avevo capito, e che questo periodo di tregua mi ha insegnato, è che la vita è molto più complessa del basico schemino con cui l’avevo immaginata. Ho imparato che per condurci alla meta difficilmente disegna linee rette, ma ama piuttosto i virtuosismi, i ghirigori e i percorsi tortuosi.
E che se in questo percorso ci sono momenti in cui occorre raddrizzarla e riportarla in carreggiata, ce ne sono altri in cui si può lasciare che faccia da sola, non forzarle troppo la mano perchè sta remando nella nostra stessa direzione e ci sta portando là dove vogliamo. Noi dobbiamo solo assecondarla.
Basta solo capire quando questi momenti arrivano e non agitarsi troppo. L’unica cosa che dobbiamo fare e restare sulla zattera e goderci il panorama. Perchè che se fossimo andati dritti alla meta forse ce lo saremmo perso e non avremmo potuto ammirare tutte le sue anse e sfaccettature, non avremmo fatto tutti quegli incontri, non avremmo apprezzato l’arcobaleno dopo il temporale.
E probabilmente ci saremmo persi qualcosa del suo paesaggio, ma soprattutto del nostro.
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