Le bocche larghe, non temete, non è il titolo del mio primo post a tema erotico, né tantomeno l’incipit di un inaspettato tentativo di parlarvi di sesso, per quello c’è “Memorie di una vagina“, che è scritto da una blogger brava e senz’altro più preparata di me.
Nasce piuttosto da uno scambio di vedute che ho avuto in calce al post di un altro blog e verosimilmente dall’approssimarsi di un’incipiente sindrome premestruale che mi accende il sistema nervoso come la diavolina con il barbecue.
Le bocche larghe è l’immagine che evocano alla mia mente quelle persone che si sentono sempre in dovere spiattellare in faccia agli altri quello che pensano, anche se è una verità scomoda e anche se sanno che può ferire. Peraltro nel compiere questa loro missione, le bocche larghe si sentono delle eroine e celebrano le loro gesta sostenendo di essere anime autentiche perché sono, a loro avviso, incapaci di fingere.
A chi non fa come loro poi appiccicano in fronte la lettera scarlatta dell’ipocrisia, salvo lamentarsi se le loro vittime si allontanano alla ricerca di approcci più rispettosi. Ma d’altro canto sono sempre gli altri che non capiscono il valore supremo delle verità che dispensano dal pulpito del loro insindacabile punto di vista.
Ora io in questo tipo di comportamento non ci trovo nulla di virtuoso, ma al contrario ritengo che sia un modo di rapportarsi estremamente narcisista.
Cosa legittima costoro ad entrare a gamba tesa nelle vite altrui decidendo modi e tempi con cui gli altri devono fare i conti con le proprie questioni irrisolte? Perché non li ritengono liberi di scegliere quando e come scendere a patti con le proprie debolezze?
Io sono convinta che in un dialogo non sia sempre indispensabile rivelare tutti i nostri pensieri, soprattutto quando sappiamo che possono fare male. Credo al contrario, che si possa, non solo prenderla alla larga, ma anche sorvolare e omettere, senza per questo risultare falsi. Perchè vomitare addosso agli altri il proprio punto di vista, qualunque esso sia e qualunque prurito contenga, è a mio avviso sintomo di una profonda incapacità di capire chi si ha di fronte e di vedere dove sta l’altro.
Non tutti infatti siamo sempre pronti ad affrontare la realtà per quella che è. A volte ce lo impediscono questioni di opportunità, altre il fatto che non abbiamo ancora acquisito gli strumenti per farlo, altre ancora il sentimento di fragilità, o la necessità di preservare un equilibrio magari raggiunto a fatica.
E qualunque sia il motivo è giusto che venga rispettato.
Le bocche larghe invece, nel loro delirio narcisista, si sentono autorizzate a violare l’altro senza riuscire a coglierne le fragilità o, pur vedendole, le ignorano sapientemente, al solo scopo di onorare la loro verità e di imporre il loro punto di vista.
Oppure, nei casi più gravi, ritengono che il loro modo di sentire sia quello dell’universo intero senza prendere in considerazione il fatto che la sensibilità altrui possa restare ferita da questioni dalle quali loro non vengono neppure sfiorate.
Ma pensare che il mondo sia fatto a propria immagine e somiglianza è tipico dei bambini che non hanno ancora ben chiaro dove finiscono loro e dove inizia il mondo. Da un adulto io invece mi aspetto che sappia cogliere i confini, e vedendoli li rispetti.
Solo su questi presupposti infatti può nascere uno scambio vero che porti ad un incontro degno di questo nome.
Cara bocca larga tu chiamala se vuoi … empatia.
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