CIAO ESTATE

La mia estate è stata dal principio, un bisogno di cui non mi ero accorta.

Le routine invernali mi erano venute a noia, la metro dell’ora di punta, gli impegni dei bambini e quelli di lavoro, lo skyline di piazza Gae Aulenti, le urla degli alunni all’uscita da scuola. Erano una lezione già ripassata, un libro mediocre già letto. C’era bisogno di uno stacco, di aprire una parentesi. Che a volte i colori li vedi meglio se li poni in contrasto.

L’estate mi ha restituito il bisogno di rallentare e di prendere fiato, ma soprattuo di cambiare lo sfondo per arrivare, passo passo, a sfumare sul primo piano, e come un pittore inesperto, mettere mano anche a quello.

Ma più di ogni cosa, è stata un lungo intermezzo: un mosaico composto da uno spettacolo di Gaber nella cornice di una villa antica un concerto di Carmen Consoli sotto le stelle una volpe mangiatrice di patè e ladra di ciabatte i ponti e le api di Lubiana i Ćevapčići speziati il caldo di Zagabria il mare sulla pelle la sabbia tra le palle i pic nic con gli amici in montagna le partite a palla prigioniera il gelato alla nocciola un libro bellissimo letto d’un fiato un matrimonio di sera in una cornice incantata.

Il bello dell’estate è che la puoi prendere così, un po’ come ti pare, senza doverla per forza mettere in fila, nè in ordine, senza fare il punto, ma nemmeno le virgole e scriverla così come viene, tutta attaccata.

Perchè l’estate è la libertà di scrivere senza una traccia, di suonare senza partitura, di disegnare senza modelli.

Ora che è finita, arrivo com’ero partita, un po’ annoiata, ma stavolta a stancarmi è quella estiva di routine: i pomeriggi troppo caldi e vouti, le zanzare della sera, l’abbaiare dei cani.

Me ne pento appena apro l’agenda sui giorni di settembre e mi chiedo come ci siano finite lì, tutte quelle scadenze, che se ne stanno vicine vicine, una in fila all’altra, tutte belle ordinate. Inesorabili e incombenti.

E mi viene una gran voglia di metterle a soqquadro, scompigliate e un po’ a casaccio, affinchè mi appaiano più amichevoli e alla mano. Più facili da approcciare. Ma purtroppo non si può fare. Il disordine è una prerogativa dell’estate.


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